All’interno dello scritto “Il Bambino Mal Accolto e la Sua Pulsione di Morte” (1929), Ferenczi osserva che il trauma è causato dai desideri consci e inconsci dei genitori, (proiettati sui bambini), anticipando una linea teorica che verrà ripresa in Francia cinquant’anni più tardi da Piera Aulagnier, nel suo contributo sullo spazio identificatorio a cui ogni bambino perverrà nel processo di crescita. Se parecchi autori hanno, sulla scia di Ferenczi, certamente focalizzato l’effetto traumatico dei fallimenti ambientali precoci (Spitz, Winnicott, Searles), la concezione che Ferenczi prospetta è fortemente innovativa perché la ricaduta patogena del trauma viene da lui estesa prendendo in considerazione soprattutto i desideri e gli investimenti parentali. Ferenczi noterà l’ipersensibilità di certi pazienti alle reazioni dell’altro, analista incluso e la loro conseguente capacità di “comprendere” le persone che le circondano quasi in modo telepatico. Questo punto è stato successivamente sviluppato da una delle sue allieve, Fanny Hann, che in uno studio approfondito sui fenomeni telepatici farà riferimento, per spiegarli, alla percezione da parte del bambino o del paziente, di una carenza di investimento libidico, di cui la propensione telepatica sarebbe un meccanismo sostitutivo.
Winnicott nel 1949 ritornerà su questo e altri punti introdotti da Ferenczi nel formulare la sua concezione teorica, soprattutto nel suo libro “The Mind and its Relation with the Psiche-Soma” (1949).
Marco Franceschini (tratto da: Marco Franceschini, “Ferenczi, l’enfant terrible della psicoanalisi, ed. Alpes)