« Ciò che si oppone conviene, e dalle cose che differiscono si genera l’armonia più bella, e tutte le cose nascono secondo gara e contesa. » (Eraclito) |
Tra i motivi per cui una donna, è stressata, uno di questi risulta essere la ricerca di un figlio… che non arriva. In genere, le storie di chi sta provando ad avere un figlio sono spesso simili: il loro matrimonio pare sia felice, la situazione economica stabile, per cui la coppia non ha dubbi sul fatto che, date le premesse, possa essere il momento giusto per fare un figlio. Ma contrariamente alle aspettative, passano mesi, anni e il figlio non arriva. A questo punto è facile che si possa generare un circolo vizioso: lo stress comincia ad aumentare, si fanno tutte le indagini mediche possibili (dalle quali molto spesso non emerge nulla di veramente indicativo ), la coppia va in crisi. Arrivati a questo punto, dopo tutti gli sforzi fatti, la donna comincia a sentire un senso di impotenza tale che vede minacciata la sua identità di donna e di futura madre, andando in confusione e nel panico. Talvolta la paura di perdere per sempre la maternità e financo il compagno, prende il sopravvento.
Qual è il vero problema? Considerare che fare un figlio è una tappa necessaria e quasi forzata. Tale atteggiamento genera angoscia.
Infatti, è proprio quando assumiamo un atteggiamento troppo volitivo e progettuale, tale da considerare la vita semplicemente una successione di tappe da superare e realizzare al meglio (a 30 anni un figlio, a 35 la casa al mare, a 40 la promozione sul lavoro…) allora dentro di noi si mette in moto qualcosa che fa “girare” le cose in senso contrario. Ciò non è un mistero se prendiamo in considerazione una delle leggi della fisica: l’enantiodromia, dal greco antico ἐναντιοδρομία, composto di enantios, opposto e dromos, corsa) significa letteralmente corsa nell’opposto. Con questo concetto è indicato nella filos
ofia di Eraclito il gioco degli opposti nel divenire, cioè la concezione secondo la quale tutto ciò che esiste passa nel suo opposto. Tale concetto appartiene a diversi campi scientifici (fisica, fisica quantistica, psicologia-analitica junghiana, chimica, biologia, filosofia).
Tornando al desiderio di maternità, quando ci si accorge che ‘non manca nulla’ da un punto di vista economico e sociale, relazionale e così via, si giunge a considerare che è arrivato il momento giusto per fare un figlio. Così si prova, magari pensando al giorno migliore rispetto all’ovulazione, alla posizione più idonea da un punto di vista anatomico, eppure niente da fare! Della gravidanza nessuna traccia e allora la frustrazione, il senso di impotenza, il disorientamento e talvolta l’angoscia, cominciano a prendere il sopravvento.
Il nocciolo del problema risiede in un atteggiamento mentale sbagliato!
Quando vediamo che una persona vuole imporre le proprie regole e aspettative sugli altri, allora pensiamo che questa persona sia presuntuosa. Se poi vediamo la stessa persona voler imporre la propria volontà sugli eventi della natura, allora arriviamo a pensare che oltre essere presuntuosa, è anche folle.
A questo punto è bene ricordare, non solo che il concepimento è uno dei misteri più affascinanti che la natura ci regala, ma che concepire un figlio è un evento naturale, ma soprattutto che la natura ha i suoi tempi che possono non coincidere con i tempi della nostra ragione o del nostro “Io”, ovvero con la nostra volontà. Così, la donna che non riesce a rimanere in cinta, inizia tutta una serie di esami che richiedono sacrifici, sia in termini di tempo, emotivo e di denaro che però, il più delle volte non evidenziano anomalie così importanti. Ma paradossalmente, il fatto stesso di riscontrare esami negativi, genera alla persona, angoscia per il futuro e rabbia che deriva dal senso di impotenza. Tale rabbia, qualora non trova un canale adeguato, può generare una crisi all’interno della coppia o con le altre persone che fanno parte della propria rete sociale.
Arrivati a questo punto, si entra nel “girone” delle critiche verso se stessi e dei sensi di colpa.
Si comincia allora a pensare che c’è qualcosa che non va anche se non sappiamo cosa e che comunque ci si sente incapaci. Talvolta, all’interno della coppia comincia una lite che prende spunto dai reciproci rimproveri, tra questi, ad esempio, per non aver pensato prima a fare un figlio. In tutto questo la coppia si sta allontanando emotivamente da quella che dovrebbe essere la giusta predisposizione a fare un figlio: la spontaneità, l’animo sereno e il desiderio! Si, perché volere un figlio non equivale a desiderarlo. La differenza tra volere e desiderare è sostanziale. Il desiderio appartiene all’anima, mentre la volontà appartiene alla sfera razionale. Detto in altri termini, il desiderio è un fenomeno naturale e la volontà no.
Ma c’è una soluzione?
Un atteggiamento contraddistinto da eccesiva razionalità, da un atteggiamento eccessivamente concretistico e logico, unito ad un modo di pensare consequenziale, dove tutto va programmato e tenuto sotto controllo, compreso il concepimento, rappresentano i veri nemici di chi vorrebbe avere un figlio. Dobbiamo metterci bene in testa e ricordarci che l’evento della nascita non dipende da noi, dalla nostra volontà (come già affermato). Al contrario, sempre per la legge dell’enantiodromia, tanto più rimaniamo ancorati e fermamente convinti che le cose debbano “girare” e accadere secondo la nostra volontà, tanto più la natura si ribella, mettendoci il “bastone fra le ruote”. A tal proposito, gli antichi alchimisti mettevano in guardia l’adepto dal “non sfidare la veneranda natura” . Forse sarebbe utile riflettere su questa antica saggezza. Alla luce di ciò, non bisogna continuare ad accanirsi verso un progetto perché risulterà inevitabilmente controproducente. La nostra natura interiore risponde più o meno alle stesse leggi della natura fuori di noi. Secondo le più moderne scoperte della fisica quantistica, il “fenomeno” si presenta laddove il mondo interiore dell’uomo coincide o va in risonanza con il mondo esterno (vedi concetto di sincronicità). In altre parole, applicando questa importante legge della fisica quantistica e della psicologia junghiana, vuol dire che un figlio arriva quando prendiamo consapevolezza della nostra parte più profonda, quindi più autentica se non quando questi coincidono con la nostra natura più autentica.
La soluzione è dentro di noi: bisogna smettere di combattere e affidarsi alla vita!
Le storie di chi ci è riuscito lo confermano: quasi tutte sono riuscite ad avere un figlio proprio quando hanno smesso di ossessionarsi su questo pensiero, lasciando spazio alla creatività e in modi diversi: scoprendo nuovi interessi, nuovi desideri, nuovi amici, nuove attività. Questo atteggiamento curioso verso la vita, creativo ed esplorativo apre le porte alle novità che la vita può regalare, tra queste, l’arrivo di un figlio.
Dott. Marco Franceschini