Il 30 Luglio 1932 Einstein scriveva a Freud:”…esiste un modo per dirigere l’evoluzione psichica degli uomini in modo che diventino capaci di resistere alle psicosi dell’odio e alla distruzione?”Il quesito posto dal grande scienziato fa riflettere sul quesito del perché la guerra. In questo articolo, lungi da me la presunzione di rispondere, ma sicuramente quella di una riflessione a partire da un grande maestro e fondatore della psicologia archetipica, James Hillman. Così, parlare di guerra vuol dire anche parlare di pace e disarmo che però non avrebbe senso se non si penetra prima profondamente nell’immagine archetipica della guerra. Non è possibile comprendere l’attrazione che l’uomo ha da sempre verso la guerra se non ci si cala nella prospettiva marziale. In questo stato psicologico bisognerebbe calarsi in modo altrettanto ritualistico, come per un matrimonio, oppure nel pronunciare una diagnosi di pazzia, cioè bisogna “arruolarsi psicologicamente”. In questi casi pronunciamo la stessa parola: “Vi dichiaro marito e moglie”; dichiarazione di pazzia, così come va dichiarata la guerra. Per comprendere il fenomeno innato e archetipico della guerra, si potrebbe utilizzare il consiglio dettato dalla psicologia, cioè approcciandosi al fenomeno in modo empatico, così da poter essere pensato e immaginato senza pregiudizi! Per conoscere veramente un fenomeno non possiamo certo girarci intorno, piuttosto bisogna entrarci dentro e andare fino in fondo, fino ad assumere una visione “in trasparenza”. Con lo spirito del Ta’Wil, secondo il quale tutte le cose vanno ricongiounte alla loro fonte/immagine originaria, possiamo giungere all’archetipo originario: Marte/Ares. D’altronde, come afferma Hillman:”Nessun fenomeno psichico può essere veramente distolto dalla sua fissità se prima non spingiamo l’immaginazione fino al suo cuore..”. E poi, a partire dalla Bibbia stessa troviamo immaginari di guerre, battaglie e condottieri, per arrivare al Nuovo Testamento dove l’Apocalisse rappresenta la ricapitolazione che culmina nella grande battaglia dell’ Armageddon. Anche in aspetti più elevati dell’uomo, come nell’induismo e nella filosofia platonica si rende necessaria all’umanità una classe di guerrieri con particolari virtù. A livello archetipico amore e guerra sono stati abbinati a Venere e Marte, Afrodite e Ares; tale mito lo si ritrova negli slogan: “fate l’amore non la guerra”; “in amore e in guerra tutto è permesso”. Questi slogan però mettono in opposizione la coppia Marte e Venere creando una separazione, fatto ormai ovvio nella nostra società! Tornando a Marte, si può scorgere paradossalmente un certo amore per la vita anche se dalla prospettiva della battaglia e ciò non dovrebbe risultarci strano se teniamo a mente la legge dell’enantiodromia. E poi, a proposito del lato estetico ovvero della bellezza che si relaziona con la guerra (Marte-Venere) non è forse vero che nelle caserme, nelle sfilate d’onore, si presta molta cura per le camice stirate, i colletti e polsini perfetti, la divisa impeccabilmente bella e stirata con tanto di spille dorate e scarpe lucidatissime? Non è forse vero che nell’immaginario collettivo i cadetti in libera uscita mostrano i loro abiti pavoneggiandosi un po’? Quelli che nel gergo americano vengono chiamati: “i nostri ragazzi”. Non si dice, il fascino della divisa? Avendo fatto il militare lo posso testomoniare in prima persona. Ma allora, questi bellissimi soldati che sembrano uscire da una sfilata di moda, sono figli di Marte o di Venere? Io dico che sono figli di entrambi, anche se la nostra società letteralizzante ha tentato di dividerli (fate l’amore non la guerra). Forse bisognerebbe riflettere più attentamente sugli aspetti estetici di Marte! Per non parlare degli accessori e dei lustri che caratterizzano, lance, coltelli, fucili, sciabole, e così via. E poi, pensiamo a tutte le ricompense per aver ucciso: medaglia all’onor militare, Croce d’oro della Regina Vittoria, Croce di guerra; pensiamo alla musica: il silenzio, l’alza bandiera, inno degli alpini, tamburi, trombe, bande militare e così via. Inoltre, la storia militare è un atelier di abiti e accessori:gli stivali di Wellington, il Montgomery, il colbacco napoleonico, i berretti verdi, le giubbe rosse fino ai caschi blu. Per non parlare delle maniere e dei ritualismi degni del tempio di Afrodite: “Signor si”, lo sbattere dei pidi, lo stare sull’attenti, il segnare il passo e così via. Le grandiose mura e le fortezze “severamente belle” costruite dal Brunelleschi, da Leonardo, da Michelangelo. Cavalli bardati, tacche sul calcio del fucile, stemmi colorati, lettere dal fronte, poesie. Tutto così ordinato e tirato a lucido; lo scudo di Achille che porta inciso il mondo intero. Insomma la guerra appare in forme gloriose, come nell’impero romano. Sicuramente la guerra è caratterizzata da uomi bellicosi, ma non violenti. Questa appartiene alla delinquenza. Come affermato sempre da Hillman:”Il nostro odio per la guerra ci fa usare violenza contro la guerra stessa. Il desiderio di porre fine alla guerra fu una delle principali motivazioni del progetto di Los Alamos e della decisione di Truman di sganciare la bomba su Hiroshima e su Nagasaki, una bomba per salvare vite umane, una bomba per fermare le bombe,, come l’idea di una guerra per porre fine a tutte le guerre…I nostri discorsi ipocriti su argomenti tipo “fattori di pace” riflettono sinceramente il nostro modo di pensare. La guerra è male, sterminiamo la guerra e manteniamo la pace con la violenza: spedizioni punitive, attacchi preventivi, mandiamoci i marines!! Maggiore potenza di fuoco significa pace più certa. Noi mettiamo in scena la cecità del dio cieco (Mars caecus, lo chiamavano i romani; e anche Mars insanus, furibundus, omnipotens). L’apocalisse non è necessaria alla guerra. Marte vuole la battaglia, non l’annientamento e nemmeno la vittoria, nike appartiene ad Atena, non a Marte!…Infine, mentre il nuclearismo produce una sorta di “intorpidimento psichico”, sbigottimento, ambiguità, inconsapevolezza, Marte opera esattamente in direzione contraria. Conferisce intensità ai sensi e acuisce il sentimento di solidarietà nell’azione: quella di vivificazione piena di energia che i romani chiamavano Mars Nerio e Mars Moles, molare, massiccio, che fa succedere le cose: la mobilitazione. Marte offre una risposta al senso di disperazione e di disorientata impotenza che proviamo di fronte alle armi nucleari le quali risvegliano in noi la paura (Fobos, compagno o figlio di Marte). Marte è l’istigatore, l’attivista primordiale, in altre parole è il dio degli inizi, il segno dell’ariete. I suoi mesi sono marzo e aprile, Mars Apertus, l’aprire, il far succedere le cose.
Dott. Marco Franceschini (tratto da J. Hillman)