Il dio che nella mitologia rappresenta meglio quelli che noi conosciamo come attacchi di panico, non poteva che essere Pan, il dio della natura. Una divinità per metà animale e per metà con sembianze umane; talvolta brutale e precipitoso sia negli atteggiamenti di terrore che di desiderio, soprattutto nel suo approccio alle ninfe. In poche parole rappresenta l’istinto della SPONTANEITA’. Questa rimane sia un’idea che un’esperienza, impossibile da definire, in quanto per definizione non lo è. Poi, la spontaneità è qualcosa di imprevedibile (proprio come un attacco di panico), che si auto-genera costantemente, cioè si auto-recicla e in questo senso è un’immagine molto ecologica; d’altronde Pan è pur sempre il dio della natura! Pan, questo dio della natura e della spontaneità che in ultima analisi significa una radicalizzazione della libertà. E a chi non fa paura la libertà? Questa fa paura innanzitutto perché evoca il caos, dove non ci sono riferimenti definiti, non ci sono volti, nomi; eppure questo caos è la condizione necessaria per iniziare qualsiasi azione. E’ dal caos che si genera qualsiasi cosa. Spesso soffochiamo la nostra spontaneità per evitare di transitare in quel caos, l’ignoto che genera ANGOSCIA. Ma il significato di angoscia deriva anche da Ananke, la dea della necessità, una dea senza volto. Come afferma Hillman: “ Se davvero l’angoscia appartiene ad Ananke, s’intende che non può essere padroneggiata dalla volontà razionale”. Infatti, quando ci assale l’angoscia, questa paura senza volto, la paura di cadere che forse è l’unica vera paura, la ragione è come se si annullasse. Ma la paura di cadere va deletteralizzata, diventando così paura di lasciarsi andare, di “cadere” nonostante il desiderio di farlo. Allora l’angoscia ovvero Ananke, bisogna farla semplicemente entrare, lasciarla passare perché è questa la sua necessità. Ma che c’entra alla fine Pan con Ananke? Innanzitutto questa dea della necessità e dell’angoscia non aveva volto e per questo la possiamo immaginare con qualsiasi volto, anche quello di Pan. Perché questo esprime la natura animale dell’uomo, ma anche che l’uomo è pura natura e quindi anche nell’uomo troviamo le eruzione vulcaniche, gli attacchi e i tifoni distruttivi, il lanciare le saette, i terremoti, ecc. Dice Hillman:”Pan e le ninfe, tengono insieme natura e psiche. Essi dicono che gli eventi istintuali sono riflessi nell’anima. Ogni istruzione, ogni religione, ogni terapia che non riconosca l’identità di anima e istinto quale è presentata da Pan e le ninfe, preferendo un lato all’altro, insulta Pan e non guarisce”. In altre parole, bisogna stare attenti a separare il proprio raziocinio dalla parte istintuale. Allora Ananke rappresenterebbe la necessità insita nella natura (Pan) umana di esprimersi sia a livello istintuale che psichico e quando questo non lo permettiamo Pan ci viene a trovare facendoci provare angoscia (Ananke). Insomma quando ci preoccupiamo di essere solo “bravi” e non anche“cattivi”, quando anziché riconoscere i nostri bisogni e desideri più autentici, ci preoccupiamo di costruire un immagine di noi che non ci appartiene! Allora, il sintomo dell’attacco di panico che irrompe nella nostra razionalità e ragionevolezza, ci fa sentire quell’angoscia che non abbiamo invece sentito per aver perso parte della nostra animalità e spontaneità. Come a dire che Pan ce la restituisce per tornare naturalmente noi stessi con la nostra spontaneità. Pan, nonostante fosse una divinità, morì e qualcuno disse che con lui morì la natura. Nel concludere, mi sono ricordato che all’inizio della mia attività, ad una persona che mi chiese perché avesse attacchi di panico risposi che ce l’aveva perché forse lui non faceva abbastanza “il panico” . All’epoca diedi questa risposta senza pensare, della serie: la risposta è già nella domanda! P.S: Oggi comunque, l’attacco di panico ha subìto delle trasformazioni e spesso non viene diagnosticato perché si è in qualche modo ”diluito” cioè ha assunto delle manifestazioni sintomatiche più simili all’ansia generalizzata, fobie, all’ipocondria,ecc.
Dott. Marco Franceschini
- Sui sogni.
- Paura dell’analisi, paura dell’Ombra.