Depressione:prova suprema verso il tesoro.

Nelle leggende, nelle fiabe, nelle religioni, di ogni epoca e di ogni parte del mondo,troviamo un comune denominawinter-warriortore: il sacrificio che l’eroe è chiamato a compiere per conquistare la sua individualità, o come direbbe Jung, la propria anima, ciò che nelle leggende corrisponde alla ricerca del tesoro o della Principessa che l’eroe deve liberare dal castello. Ma l’eroe, si sa, ha dovuto attraversare luoghi impervi e situazioni difficili al punto di rischiare di morire, (grotte, giungle, draghi da combattere, l’inferno da vivere, l’oscurità). Se affronta tutto ciò accettando la sfida, allora trova il “tesoro”. La Depressione, da questa prospettiva, rappresenta dunque una via senz’altro oscura e difficile, ma che ci costringerebbe ad andare giù, perché è lì che possiamo cercare il tesoro, detto in altri termini, la nostra originalità che abbiamo perso uniformandoci alla massa. La depressione dunque ci dà la possibilità di liberare la principessa dal castello ovvero di liberare la nostra anima dalle prigioni del pensiero talvolta troppo conformista e dall’autoinganno. Spesso chi si sente depresso si sente incompreso, si sente vittima nei confronti di chi lo circonda,così non esita a criticare tutto e tutti,ma forse perché non riesce a muoversi e prendersi le proprie responsabilità? Come afferma Joseph Campbell:”L’eroe moderno, l’individuo moderno che osa obbedire al richiamo e cerca la dimora di quella presenza con la quale è nostro destino riconciliarci, non può, e invero non deve aspettare che la sua comunità si liberi dall’orgoglio, dalla paura, dall’avarizia razionalizzata, e dall’incomprensione santificata. Non è la società che deve guidare e salvare l’eroe, ma il contrario. E così ognuno di noi partecipa alla prova suprema (porta la croce del redentore) non nei momenti gloriosi delle grandi vittorie e dei successi, ma nei silenzi della sua disperazione!”

Dott. Marco Franceschini

Filosofia Ubuntu, una lezione dall’Africa.

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Un antropologo propose un gioco ad alcuni bambini di una tribù africana. Mise un cesto di frutta vicino ad un albero e disse ai bambini che chi fosse arrivato prima avrebbe vinto tutta la frutta. Quando fu dato il segnale per partire, tutti i bambini si presero per mano e si misero a correre insieme . Quando fu chiesto ai bambini perché avessero voluto correre insieme, visto che uno solo avrebbe potuto prendersi tutta la frutta, risposero “UBUNTU“. Come potrebbe uno essere felice se tutti gli altri sono tristi?
UBUNTU nella cultura africana sub-sahariana vuol dire: “Io sono perché noi siamo”. Ubuntu è un’etica o un’ideologia dell’Africa sub-Sahariana che si focalizza sulla lealtà e sulle relazioni reciproche delle persone. È un’espressione in lingua bantu che indica “benevolenza verso il prossimo”. È una regola di vita, basata sulla compassione, il rispetto dell’altro. Appellandosi all’ubuntu si è soliti dire Umuntu ngumuntu ngabantu, “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”. L’ubuntu esorta a sostenersi e aiutarsi reciprocamente, a prendere coscienza non solo dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, poiché è una spinta ideale verso l’umanità intera, un desiderio di pace. Viene sfruttato in Sudafrica in una campagna nazionale per la promozione della società. Ubuntu è visto come uno dei principi fondamentali della nuova repubblica del Sud Africa, ed è connesso con l’idea di un Rinascimento Africano. Nella sfera politica, il concetto di ubuntu è usato per enfatizzare la necessità di unità o consenso nel prendere decisioni che coinvolgono la famiglia e la comunità.

Identificazione con l’aggressore.

…l’uomo è l’unico essere vivente che mente. E’ questo che rende difficile al bambino l’adattamento al mondo esterno costituito dagli esseri umani…Anche i genitori non dicono sempre la verità, anzi mentono deliberatamente, sebbene, secondo loro, unicamente nell’interesse del bambino, il quale, quando se ne rende conto, diventa diffidente. Un’altra difficoltà riguarda la dipendenza del bambino dal suo ambiente dove prevalgono certi ideali che costringono il bambino a mentire, suo malgrado. All’inizio il bambino pensa che i dolci sono buoni, i soprusi sono cattivi, ma presto si scontra con opinioni diverse…
Vede i genitori che si accapigliano nei litigi e pensa che forse sono pazzi. Ma se ammette questo resta senza un’immagine adeguata dei genitori stessi quindi impossibile da sostenere. Allora il bambino si trasforma in psichiatra che tratta il pazzo con comprensione e gli dà ragione…almeno diventa meno pericoloso. Così i genitori gli hanno teso una specie di trappola, dove il suo vissuto piacevole/spiacevole viene spesso contraddetto dalle persone che egli ama profondamente, malgrado le loro opinioni…per amor loro, rinuncia alle proprie sensazioni e convinzioni per adattarsi al codice familiare.
Un paziente ricorda un episodio dell’infanzia dove veniva picchiato a sangue dal padre e mentre veniva picchiato pensava:” che bello quando sarò padre e picchierò il mio bambino! Quindi, prima si ha paura della punizione, dopo ci si identifica con l’autorità che infligge la punizione. La madre e il padre che prima erano reali, esterni, ora diventano interni.
Così…”l’analisi dovrebbe essere in grado di fornire al paziente l’ambiente adatto, che a suo tempo è mancato alla costituzione dell’Io e mettere fine allo stato di mimetismo che come un riflesso condizionato, spinge solo alla ripetizione”

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La Psicoanalisi Moderna nei contributi di Sandor Ferenczi.

 

 

 

Sandor Ferenczi è stato riconosciuto come uno dei maggiori fondatori della Psicoanalisi moderna. Precursore di gran parte delle teorie psicoanaliticlibroJPGhe contemporanee, ma soprattutto della “teoria della tecnica”, il trattamento del trauma psico-fisico. Tutte le questioni sollevate all’epoca da Ferenczi, sono ancora oggi al centro del dibattito psicoanalitico, ovvero l’uso del transfert-controtransfert; in concetto di reciprocità tra analista e analizzato; l’uso della regressione terapeutica; la soggettività dell’analista;l’importanza degli effetti delle precoci relazioni affettive in età adulta. Ferenczi è stato il primo a denunciare l’inadeguatezza della tecnica psicoanalitica classica di fronte alle numerose e complesse interazioni tra analista-analizzato. L’autore ben presto si accorge che la differenza tra normalità e patologia è figlia dell’esperienza relazionale interiorizzata, ciò che più tardi J. Bolwby chiamerà, ‘modelli operativi interni’. Uno dei suoi maggiori contributi riguarda il trattamento del trauma in ambito clinico.

Ferenczi. L’Enfant terrible della psicoanalisi.

Ferenczi

In this libro l’autore porta un Conoscenza Il Pensiero di Ferenczi, SIA venire uomo, SIA venire clinico. I Suoi CONTRIBUTI Sulla teoria e tecnica della Psicoanalisi, il Suo “spirito inquieto”, la SUA sofferta amicizia con Freud. Un Contributo Attento e puntuale Che Tenta di Rispondere al Perché della SUA censura Durata Oltre 50 anni. Conosciuto venire lo specialista “dei Casi Difficili”, precursore dell’attuale Psicologia interpersonale, delle relazioni con la clientela Oggettuali, della Più Recente Psicologia del Sé e dell’Età evolutiva e – Insieme al Suo amico Groddeck – della medicina psicosomatica. Sándor Ferenczi fu amico e stretto collaboratore di Più Freud, con il which Ebbe Uno scambio epistolare di circa 1.250 lettere. Di Molti autori famosi post-Freudiani Hanno attinto Dalla “miniera” di “Ferenczi” per le Loro teoriche costruzioni, senza mai citarlo. This getterebbe un alone di vergogna Sulla ‘probità’ della scienza.

Voglia di trasformarsi? No, grazie.

cammino

Spesso ci domandiamo perché abbiamo incontrato quella persona, oppure perché abbiamo scelto di frequentare, amare o sposare una persona che alla fine, sentiamo come un nemico da contrastare e gestire quotidianamente. Una persona con la quale, ci rendiamo conto di non poter “mettere le ali”. Tra le possibili risposte, forse il problema risiede nella bassa stima che abbiamo di noi stessi e…la PAURA! Così, attiriamo ripetutamente persone che ci dominano, ci giudicano continuamente, narcisisti e così via. Diamo così inizio ai giochi di potere, laddove inizia un estenuante braccio di ferro tra il sentimento e il potere…il tutto per mendicare una briciola di autostima. Strategicamente ed inconsapevolmente riusciamo, paradossalmente, ad allontanare e ad ignorare tutti coloro che potrebbero avvicinarsi a noi e che potrebbero aiutarci a diventare…. noi stessi!

Dott. Marco Franceschini