Nelle leggende, nelle fiabe, nelle religioni, di ogni epoca e di ogni parte del mondo,troviamo un comune denominatore: il sacrificio che l’eroe è chiamato a compiere per conquistare la sua individualità, o come direbbe Jung, la propria anima, ciò che nelle leggende corrisponde alla ricerca del tesoro o della Principessa che l’eroe deve liberare dal castello. Ma l’eroe, si sa, ha dovuto attraversare luoghi impervi e situazioni difficili al punto di rischiare di morire, (grotte, giungle, draghi da combattere, l’inferno da vivere, l’oscurità). Se affronta tutto ciò accettando la sfida, allora trova il “tesoro”. La Depressione, da questa prospettiva, rappresenta dunque una via senz’altro oscura e difficile, ma che ci costringerebbe ad andare giù, perché è lì che possiamo cercare il tesoro, detto in altri termini, la nostra originalità che abbiamo perso uniformandoci alla massa. La depressione dunque ci dà la possibilità di liberare la principessa dal castello ovvero di liberare la nostra anima dalle prigioni del pensiero talvolta troppo conformista e dall’autoinganno. Spesso chi si sente depresso si sente incompreso, si sente vittima nei confronti di chi lo circonda,così non esita a criticare tutto e tutti,ma forse perché non riesce a muoversi e prendersi le proprie responsabilità? Come afferma Joseph Campbell:”L’eroe moderno, l’individuo moderno che osa obbedire al richiamo e cerca la dimora di quella presenza con la quale è nostro destino riconciliarci, non può, e invero non deve aspettare che la sua comunità si liberi dall’orgoglio, dalla paura, dall’avarizia razionalizzata, e dall’incomprensione santificata. Non è la società che deve guidare e salvare l’eroe, ma il contrario. E così ognuno di noi partecipa alla prova suprema (porta la croce del redentore) non nei momenti gloriosi delle grandi vittorie e dei successi, ma nei silenzi della sua disperazione!”
Dott. Marco Franceschini