Presento qui alcuni stralci di paragrafi presi all’interno del capitolo, “La lezione di piano”, di un testo del famoso fisico W.Pauli, intitolato, Psiche e Natura.
A partire da Darwin, si è voluta ricondurre l’intera evoluzione biologica all’azione di un caso cieco, ossia privo di finalità. Secondo questa concezione i responsabili dell’evoluzione biologica sarebbero soltanto piccoli gradi di mutazione, che avrebbero luogo secondo un caso privo di scopo e a partire dai quali poi le condizioni di vita esterne, fisiche, delle specie opererebbero una selezione definita come “naturale”. A questa concezione si contrappone quella di Lamarck, secondo cui le circostanze esterne provocherebbero delle mutazioni ereditarie, nel senso di un adattamento conforme a uno scopo. In effetti l’adattamento degli organi alle condizioni di vita fisiche non appare spiegabile attraverso un caso privo di finalità. Inoltre, sebbene i caratteri acquisiti non vengano normalmente ereditati, come mostra l’esperienza, esistono esempi di caratteri ereditati, come ad esempio il senso dell’orientamento degli uccelli migratori, che certamente devono essere stati una volta acquisiti. Si ha l’impressione che le circostanze fisiche esterne da un lato e le modificazioni ereditarie dei geni (mutazioni) che ad esse si sono adattate dall’altro non siano legate fra loro da un rapporto causale riproducibile, ma siano comparse con un senso e una funzione-correggendo le oscillazioni “cieche”, causali delle mutazioni insorgenti- insieme alle condizioni esterne come un’unità indivisibile. Secondo questa ipotesi, che si distanzia sia da Darwin sia da Lamarck, incontriamo quel terzo tipo di leggi di natura cercato, che consiste nel correggere le fluttuazioni del caso tramite coincidenze, dotate di senso o di un fine, di eventi non casualmente connessi. Quindi un adattamento biologico che viene concepito come non causale. Questo globale presentarsi di coincidenze significative nell’evoluzione biologica indica la presenza di un fattore psichico che procede di pari passo con esse e che compare su un piano più alto come emozionalità, ovvero eccitazione. Penso alle coincidenze significative di cui ha parlato C.G. Jung, che non si possono provocare intenzionalmente e si manifestano solo in certe condizioni. Definendo quelle coincidenze con il termine “sincronicità”, egli ha stabilito un peculiare collegamento di questi fenomeni con il concetto di tempo. Facciamo l’esempio del pianoforte: io so soltanto suonare il pianoforte, non sono in grado di insegnare una teoria del pianoforte, né so costruire pianoforti. L’essere umano è simile a questo pianoforte: le note hanno un’altezza e un’intensità, le melodie sono figure che è possibile riprodurre e riconoscere in differenti tonalità poiché una tonalità si può trasformare in un’altra. Così come ci sono suoni gravi, medi e acuti, così nell’uomo esistono l’elemento istintivo o pulsionale, quello intellettuale o razionale e quello spirituale o sovrasensibile. L’intensità invece è la forza con cui le note agiscono sulla nostra coscienza…Una certa libertà negli eventi dovrà dunque essere presupposta, in particolare per ciò che riguarda la scelta della “tonalità” in cui una “melodia” viene realizzata.
Dott. Marco Franceschini. Tratto da: Wolfang Pauli (Nobel nel 1945 per la Fisica) Psiche e Natura, ed. Adelphi