La parola psicodramma deriva da psiche (anima) e dramma (azione). Lo psicodramma analitico è una metodologia psicologica finalizzata allo sviluppo personale, che consente all’individuo di esprimere, attraverso l’atto parlato e il gioco recitato, le diverse dimensioni della sua vita psichica. lo psicodramma è una delle tecniche più versatili, impiegabile in moltissimi contesti. Come metodologia terapeutica può essere usato in qualsiasi tipo di setting, dall’individuale alla coppia, al gruppo; può essere molto utile per la comprensione delle dinamiche affettive e lavorative delle istituzioni, delle organizzazioni, delle scuole, per la formazione del personale e come strumento di supervisione in disparati ambienti di lavoro (scolastico, sanitario, sociale, aziende).
Lo psicodramma, che si svolge in gruppo in un ambiente protetto e riservato, coperto da segreto professionale, permette di sviluppare strumenti e strategie non solo per far fronte al sintomo, ma anche e soprattutto per individuare gli immaginari che ne sono alla radice.
Lo psicodramma analitico-archetipico è una psicoterapia di gruppo che si propone di favorire nei singoli partecipanti e nel gruppo stesso, inteso come unità complessa di diverse identificazioni, la creazione di uno spazio psichico contenitivo. Durante l’esperienza del gruppo l’utilizzo del gioco permette di delimitare e conoscere la dimensione inconscia, le relazioni e le identificazioni, rendendole più fluide e consapevoli. Il gioco è utilizzato per ri-vitalizzare le esperienze personali, che vengono messe in scena attraverso sogni o frammenti significativi della vita dei partecipanti. I vari teatri situazionali della psiche, che spesso restano tanto intrecciati tra loro (ma anche a volte divisi e/o confusi), possono generare proiezioni dei vissuti emotivi sugli scenari reali che vengono deformati consentendo la ripetizione delle esperienze come traumatiche e producendo l’emersione delle varie sintomatologie psichiche e somatiche. Tali confusioni e deformazioni proiettive vengono smascherate e viste in tutta la loro evidenza grazie al potente strumento della drammatizzazione; i copioni obsoleti e non funzionali vengono riformulati creativamente grazie anche al contributo della ricca dinamica gruppale che fornisce nuovi punti di vista e immaginari alternativi. La riflessione e l’insight sono favoriti, inoltre, dalla possibilità di entrare in contatto con parti ancora ignote di sé, e dalla loro rinnovata relazione vengono generate nuove e più ampie possibilità di esistenza.
Lo psicodramma analitico-archetipico, oltre ad essere una delle principali psicoterapie per migliorare la capacità di gestione delle emozioni, è soprattutto una metodologia ideale per favorire il processo di individuazione, inteso come emersione e differenziazione di quanti più personaggi possibile che abitano la nostra psiche totale e che possono essere dapprima conosciuti e successivamente armonizzati, grazie all’utilizzo di una metodologia che lavora continuamente tanto sul gruppo concreto quanto su quello intrapsichico, affinché entrambi funzionino come tale e nessuno dei membri di ciascun gruppo venga trascurato, schiacciato o soffocato, liberando dalla sofferenza associata a tali situazioni. Nello psicodramma analitico non si curano disturbi psichici, ma si liberano dalla loro etichetta di malattia i modi di essere della psiche conscia e inconscia, personale e collettiva (nel linguaggio junghiano), che prendono forma e si nutrono grazie alla metodologia dell’amplificazione, che dà più ampio respiro, fa sentire meno soli, riscalda al calore della cultura e riporta la psiche nella sua propria acqua, restituendo alle nostre modalità assurde e folli, neglette o bizzarre, la loro naturale base immaginale. Grazie all’ambiente protetto del setting terapeutico, il mistero della psiche cessa di essere spaventoso, e diventa un mondo affascinate da esplorare. Tutte le energie spese a reprimere, non sentire, fuggire da noi stessi possono essere di nuovo messe a disposizione dell’individuo per realizzare il suo destino.
L’utilizzo della tecnica dello psicodramma all’interno della cornice teorica archetipica parte dal presupposto che le immagini sono le forme basilari della vita psichica, aventi origine autonoma. La psiche è fatta di immagini, la mia vita è immaginale e l’io è un’immagine tra le altre. Le immagini non dipendono dal soggetto, bensì il soggetto ne fa parte e ne deriva il proprio comportamento. Questo viene espresso nel teatro del sogno in cui il soggetto partecipa come un personaggio tra gli altri e dialoga con essi. La drammatizzazione è da considerare una realtà simile a quella onirica, una realtà di immagini che lavora sulla psiche strutturandola. La terapia come drammatizzazione ha l’effetto di dare forza alle immagini. “Nel dramma dei nostri sogni, tutti noi, anche se facciamo parte del pubblico, siamo sulla scena, attori tutti quanti, tutti quanti persone oniriche” (J. Hillman, Il sogno e il mondo infero)
“Il pezzo che viene messo in scena non vuole essere solo guardato con imparzialità, ma costringe alla partecipazione. Se lo spettatore capisce che è il suo dramma che si sta rappresentando sul palcoscenico interiore, non può restare indifferente alla trama e al suo scioglimento; si accorgerà via via che gli attori si succedono e che l’intreccio si complica. […] Si sente perciò costretto, o viene incoraggiato dal suo analista, a prendere parte alla recita.” (J. Hillman, Le storie che curano)
Dott. Marco Franceschini (tratto da Atanor, Scuola di Specializzazione in Psicoterapia – Scoppito (Aq))