Spesso, all’interno della coppia, uno dei due partner (in genere il più immaturo, ma che crede di essere il più intelligente) per esternare il suo malcontento, cade nell’errore di porre all’altro delle “false domande”, finendo dentro la rete della “trappola comunicativa”. Per esempio pone delle domande di cui conosce già bene la risposta. Questo atteggiamento non avrebbe lo scopo di comunicare e/o di creare un’informazione condivisa. No, questo atteggiamento, a dir poco manipolativo, ha il solo scopo di attirare l’attenzione su di sé e distogliere l’altro da quello che sta facendo. Le “aspettative di vita della coppia”, con tali presupposti è ovviamente breve, a meno che l’altro decida più o meno consapevolmente di ammalarsi. Allora bisognerebbe imparare a gestire l’impulsività, ma soprattutto a “riformulare la domanda” ovvero a parlare esplicitamente dei propri bisogni senza far sentire l’altro continuamente in colpa come farebbe un bambino piccolo!
Dott. Marco Franceschini