Le fiabe si basano su alcune funzioni universali della psiche, senza che ci sia alcun ponte verso i contenuti di carattere più personale. Nel lavorare su una fiaba, quindi, ci si trova di fronte alla struttura fondamentale della psiche, una sorta di scheletro dal quale i muscoli e la pelle siano stati tolti, lasciando soltanto gli elementi di interesse generale. Le fiabe rappresentano perciò dei modelli di vita psichica del tutto astratti. In altre parole, le fiabe, se considerate con serietà, svelano il loro carico di significati inconsci ed esercitano una risonanza emotiva molto forte. Sono la rivelazione delle dinamiche archetipiche della psiche inconscia”. Inoltre, le fiabe possono essere considerate quale esempio di un’esperienza psichica che, a forza di ripetersi, potrà un giorno originare un equilibrio nel campo della coscienza. In maniera simile, a livello individuale, le persone cadono di continuo nel medesimo tranello e, nonostante sembri che, di volta in volta, abbiamo imparato la lezione, fatalmente ci ricascano di nuovo. Ma, a ogni caduta, forse guadagnano un po’ di terreno in più finché, dopo l’ennesima volta, non giungono ad esclamare:”Sono già stato qui e sono riuscito ad uscirne!”. Ogni ricaduta, quindi, corrisponde a una piccola presa di coscienza e contiene in sé una sorta di segreta conferma del mistero della personalità individuale. Qualcosa di piccolo e di apparentemente insignificante è mutato, ma la storia non finisce qui…
Dott. Marco Franceschini (Tratto da:Marie Louise Von Franz, L’Animus e l’Anima nelle fiabe, ed. Magi)