Vorrei tentare di abbozzare una risposta al seguente quesito: chi stabilisce il confine tra sogno e realtà? Mi rendo conto che ogni risposta, ammesso sia possibile rispondere, riflette l’equazione personale ed epistemologica di ognuno di noi. Non ho la pretesa di rispondere, semmai di lanciare un sassolino in uno stagno che vedo come un oceano. Innanzitutto il confine viene stabilito dalla nostra capacità di movimento psichico che ci consente di avere una prospettiva mercuriale e non dicotomica della vita e dell’universo. In questo senso l’archetipo funzionale sarebbe Ermes. Per esempio, l’epistemologia occidentale distingue due forme dell’essere e del conoscere, due mondi: il mondo sensibile (fisico e materiale) e il mondo intellegibile (la conoscenza intellettuale, se così si può dire), insomma, un pensiero dicotomico e polare, fatto di opposti. Sappiamo che gran parte del pensiero junghiano, ruota intorno a questa visione di opposti. Ma vorrei spingermi oltre, perché secondo me, questa visione pone un serio problema, ossia, come mettere in relazione queste due forme o universi? A tal proposito ci viene in aiuto la filosofia persiana con il terzo universo o forma del conoscere, ovvero il mundus imaginalis, il mondo immaginale e dei corpi sottili, dove è vero, manca la fisicità ma è pur sempre presente una forma. Riassumendo abbiamo: 1) una forma sensibile, percepibile con i cinque sensi; 2) una forma intellegibile, percepibile con il pensiero; 3) forma immaginale che mette in relazione le prime due. Questo mondo immaginale, intermedio rappresenta in qualche modo un universo di corrispondenze (aventi una figura, un colore, estensione, profumo, risonanza) quindi fatto ad immagine e somiglianza del mondo fisico che però non rientra nella fisica pura, non hanno fisicità, ma allo stesso tempo differente dal mondo intellegibile puro, fatto di concetti e non di forme, mentre nel mondo immaginale è come se fossimo in quel confine dove le forme intellegibili prendono corpo e forma, laddove allo stesso tempo le forme sensibili perdono il loro peso dato dalla fisicità, si spiritualizzano, pura materia senza il fisico. Questo mondo noi lo viviamo anche nei sogni, soprattutto durante la fare R.E.M. Ovviamente parlare del mundus imaginalis vuol dire parlare di tutte le immagini archetipiche e mitologiche che solo attraverso la cosiddetta “immaginazione attiva” si possono vedere in relazione tra loro. Per comprendere questo bisognerebbe com-prendere il significato del ta’wil che nella filosofia sufista persiana vuol dire: ricondurre qualsiasi cosa alla sua origine, in altre parole al suo archetipo. Allora, con lo spirito del Ta’wil, dove ogni immagine può essere ricondotta alla sua fonte, nel mondo di “Hurqalya”, potremmo far risalire questa visione dicotomica, SOGNO O REALTA’, nel mundus imaginalis, dove il “corpo si spiritualizza” e allo stesso tempo “lo spirito prende corpo”, così da liberare l’uomo stesso dall’egemonia della visione polare e dicotomica dell’Io, riunendola in una sigizia? Da questa premessa epistemologica, ritengo che il confine tra sogno e realtà lo stabilisce Ermes (da erma, le pietre miliari che segnavano i confini delle strade) ovvero la nostra capacità immaginativa attraverso la quale potremmo essere in grado di riconoscere che la realtà della vita diurna non è affatto più reale di quella notturna. Ermes si muoveva con disinvoltura tra il mondo celeste e divino, e quello infero, attraversando quello terreno. E’ come chiedersi se è più reale il giorno o la notte e cercare di tracciarne il confine. La notte oscura per l’anima, la possiamo vivere anche durante il giorno e al contempo immergersi in immagini solari di notte!! Inoltre, chi può dimostrare che la psiche/anima appartiene all’uomo? Personalmente, tale convinzione mi sembra una forzatura e presunzione da parte dell’uomo occidentale che manipola la natura a sua “immagine e somiglianza”. No, è l’uomo che appartiene alla psiche/anima, così come vi appartengono le piante, gli animali, le acque, ecc. Allora potremmo forse dire che l’anima/psiche vive la propria realtà nei sogni sotto forma immaginale, ma si materializza nella vita diurna, e nella concretezza di quest’ultima. Allo stesso modo, l’Io del sognatore che vive nello spazio-tempo diurno si dissolve nel sogno per vivere nella realtà dell’anima…
Dott. Marco Franceschini